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Cieli Nuvole Fumi
di Leo Strozzieri

Interessarsi alla contemporaneità traendo ispirazione dalle innate referenze etiche e spirituali alle quali sempre la pittura di Lia Garofalo si è ispirata, è stato l'intento che si esplicita nella concettualità fauve di questa stupenda suite di opere.
L'artista si ritrova a percorrere lo stesso cammino in termini linguistici già acclamato in memorabili cicli pittorici precedenti come quello roteante attorno al fenomeno autunnale della caduta delle foglie e alla danza soggiogante dei flutti marini che le hanno consentito una trasmutazione dal dato percettivo a quello psicologico. Un vero e proprio 'atrium lucis' il suo, che rammenta agli svagati ed ai lettori superficiali delle vicende umane la presenza seppur enigmatica e misteriosa di una matrice superiore in grado di esorcizzare il caotico pullulare, talora intricatissimo, del reale.
Lontane dal campo massmediale che al limite ne ha inflazionato la drammaticità, le opere di Lia Garofalo, o almeno alcune di esse, ispirate ad una delle pagine più nere delle vicende internazionali di questi ultimi anni, ovvero l'abbattimento delle Torri Gemelle a New York l'11 settembre scorso, ripropongono del terribile evento una visualità spaziale. In definitiva sono i fumi nella loro coinvolgente nudità l'appendice essenziale della sua tesi, come vedremo, spiritualistica. Il tripudio orgiastico del male e della tenebra noncheacuta la scenografica declinazione del dramma sono da Garofalo concettualizzate con un basilare equilibrio, sommersi come sono gli eventi, svuotati dei particolari, dal fuoco purificatore.
Si veda il calore pervasivo che si sprigiona in tutta la cruda carnalità nell'opera 11.09.2001 2T1 N.Y.: la composizione mantiene la sonorità e la salda coniugazione con la vicenda accaduta, eppur le evoluzioni spaziali dei fumi sulfurei modulati dal vento fino ad esaltarne la volumetria grazie a dei bagliori ed a consistenti vibrazioni luministiche, evocano un rituale crematorio di scandita spiritualità orientale.
E questa era l'opera forse più espressionisticamente realizzata di questa mostra. Tutte le altre tavole e tele sono sottoposte ad un'operazione di seducente convergenza verso aspirazioni ascetiche profondamente radicate nella personalità dell'autrice.
Gli stupendi tondi e l'ovale hanno affinità visivo-linguistica con certi mobili svolgimenti aerei di tanta pittura del '700 con voluta allusione ai posizionamenti agravitazionali dei mistici sulle tele dell'epoca.
Voglio dire che pur restando culturalmente e stilisticamente libera e moderna, Lia Garofalo manifesta una volontà culturale di emozionante spiritualità. Il notevole significato allegorico della sua apologia nei confronti dei cieli e delle nuvole non fa che confermare questa lettura spiritualistica della sua recente produzione che viene presentata al pubblico abruzzese nei suggestivi locali di Palazzo Centi a L'Aquila. I cieli sono il regno della piena libertà e mal si offrono ad una rappresentazione naturalistica in pittura. Lo stesso discorso può applicarsi alle nuvole che nella genericità delle immagini lasciate intravedere, anzicheacuta sostanziare raffigurazioni di spessore naturalistico, permettono di contattare orizzonti 'altri'.
Non ci si può accostare al tema dei cieli e delle nuvole con l'ottica esatta di un linguaggio oggettivamente definito: di questo Garofalo è consapevole e quindi per uno stretto raccordo psicologico ha volutamente praticato la via della labilità, seducente, primitiva e mitica, lontana dallo spirito documentaristico proprio della nostra epoca. I cieli spazi aperti dunque e le nuvole mosse dall'alito di Eolo, romantico emblema dei sentieri cangianti dello spirito umano. Nuvole che sospese fuggono impaurite dai precipizi sui quali sono assestate; nuvole talora (e qui l'accostamento al perimetro dello spirito è sorprendente) soggiogate dal fascino della solarità, o purtroppo incupite dalle ombre pesanti come volti di lavoratori in miniera incapaci di sostenere con dignità le luci esterne.
In sintesi questa mostra di Lia Garofalo definita liricamente dalla stessa artista 'Cieli Nuvole Fumi' ci presenta un personaggio disposto da un lato a recepire le istanze della contemporaneità che purtroppo registra traumi di forte drammaticità (ci si riferisce all'abbattimento delle Twin Towers), e dall'altro a far proprie le evasioni verso un perimetro psicologico-spirituale: questa la chiave di lettura non contingente di tutta la mostra.
Che significato ha la constatazione che i cieli e le nuvole vengano considerati da Lia Garofalo uno scrigno di preziose ricchezze consegnate dalla casualità a quegli umani che abbiano il coraggio di elevare in alto lo sguardo? A mio avviso è una dichiarazione poetica assai efficace e meglio ancora un memoriale della sua costante ed inarrestabile sottrazione alla condanna della materia dietro l'irreversibile desiderio di una definitiva transumanza verso la Terra Promessa della luce. Un tale complesso disegno ascetico è reso pittoricamente con un'indubbia perizia calligrafica, sfruttando le opportunità luministiche che il tema automaticamente riesce a decretare.
E' proprio la luce che riesce a rendere eloquenti gli impenetrabili silenzi delle visioni barocche spaziali che si susseguono nella narrazione vuoi del luttuoso evento di New York che delle peripezie celesti dislocate a notevole distanza dalla terra in territori appartenenti al regno della libertà piena ove tutto si produce senza progettazione alcuna ma con fantasiosa creatività.
Pescara, novembre 2001.

Fonte:

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